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L’idea del nutrizionista è spesso equiparata nella percezione sociale a quella del medico.

È uno scienziato che, attraverso la sua conoscenza del funzionamento del corpo umano, trova soluzioni a processi patologici.

Anche gli studi che normalmente svolge un nutrizionista sono affini a questo tipo di pensiero. Il nutrizionista quindi si ritrova a studiare una vasta mole di nozioni di chimica, fisiologia, biologia, patologia, ecc., ecc.

L’approccio che tradizionalmente accomuna queste due figure professionali è quello biomedico.

Il modello biomedico ha origini lontane, XVI secolo, ed ha influenze importanti come quelle della chiesa cattolica e di scienziati come Cartesio, Galileo e Newton.

All’interno di un corpus teorico vasto, possiamo riconoscere in questo modello due concetti cardine:

1) il riduzionismo, che ritiene che ogni fenomeno complesso possa essere scomposto in fattori minori costituenti (atomi, cellule, ecc.): le spiegazioni causali sono lineari, in medicina si sviluppa l’organicismo.

2) Dualismo corpo-mente, il corpo è visto come un qualcosa di ben distinto dal pensiero, dall’anima, dalla psiche e dal cervello.

Il modello biomedico, sorretto dall’evoluzione scientifica, ha avuto una presa culturale enorme, così grande da perdurare anche quando le sue teorie non riuscivano più a sostenere i fatti. La “crisi” scientifica del ‘900 (Einstein, Eisemberg, Popper, Kelly, ecc.) ha messo in chiara discussione i modelli lineari e riduzionisti a favore di una visione della realtà complessa, sistemica, olistica, costruttivista, ecc.

Tuttavia, per vari motivi, il modello biomedico ha cercato di resistere ad ogni critica, negando la realtà e forzando i processi scientifici (evoluzione dogmatica).

Ad oggi il pensiero che una malattia sia sempre e semplicemente l’alterazione di uno specifico organo causato da un agente patogeno è sicuramente superata.

La centralità della malattia è crollata a favore di un tentativo di comprensione globale del funzionamento della persona all’interno del suo sistema di vita.

La scienza della salute si è evoluta in un approccio di tipo bio-psico-sociale, dove la salute e la malattia cambiano di significato e vengono comprese negli equilibri e nelle dinamiche interattive sistemiche degli aspetti biologici, psicologici e ambientali/sociali.

La persona diventa il centro di interesse e intervento di ogni scienza, l’essere umano nella sua completezza e inscindibilità, psichica e fisica.

Per cui, anche il nutrizionista deve accettare la sfida della scienza, superare il modello biomedico e concentrarsi sulla persona, non più sul mero peso o aspetto fisiologico o fisiopatologico. 

Per far questo, il nutrizionista, così come il medico, oltre che le nozioni di chimica, biologia, ecc., deve acquisire competenze psicologiche e relazionali specifiche, che lo aiutino a prendersi cura e conoscere il proprio paziente nel pieno del suo essere persona.

Solo così il nutrizionista può superare il dogmatismo ormai obsoleto del modello biomedico, prendersi veramente cura delle persone e accettare la sfida scientifica e professionale del presente e del futuro.

Dott. Yuri Canfora

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